Quali novità sui PFAS in acque destinate al consumo umano?

Agosto 29, 2024

 

Quali novità normative?

Il 7 agosto 2024 è stata pubblicata nella GUUE la Comunicazione della Commissione UE C/2024/4910 recante le linee guida tecniche sul monitoraggio PFAS nelle acque destinate al consumo umano ai sensi della direttiva (UE) 2020/2184.

Questo nuovo documento stabilisce le linee guida tecniche sui metodi d’analisi per monitorare i PFAS verificando i parametri «PFAS — totale» e « somma di PFAS» definiti dalla Direttiva Acque potabile (Direttiva UE 2020/2184), che includono alcuni degli approcci e dei metodi d’analisi ritenuti più adeguati per il monitoraggio di tali parametri, sulla base di una valutazione tecnica e socio-economica.

Cosa si intendesse per «somma di PFAS» era già ben chiaro nella Direttiva, ossia la somma delle sostanze presenti nell’Allegato III, Parte 3 della Direttiva stessa, per la quale è stato fissato un limite massimo da non superare pari a  0,10 µg/L. Non era ancora stato ben chiarito, invece, come interpretare il parametro «PFAS — totale» che veniva descritto nel D.lgs. 18/2023 come “la totalità delle sostanze per- e polifluoroalchiliche” con un limite associato pari a 0,5 µg/l.

Data la estrema vastità di sostanze corrispondenti a questa categoria, determinare “la totalità” dei PFAS è lavoro impossibile per i chimici analitici, i quali necessitavano di un metodo di screening al quale appoggiarsi per capire quale sia il contenuto massimo di fluoro derivante da sostanze assimilabili ai PFAS.

Quali approcci metodologici utilizzare?

Le Linee Guida proposte dall’UE chiariscono, tra le altre cose, alcuni possibili metodi un-target per l’analisi del parametro «PFAS — totale»:

  • I metodi che impiegano il Saggio TOP possono essere utili per i composti PFAS soggetti ad ossidazione da parte del persolfato in soluzione alcalina. Si tratta di un metodo economico, ma è significativo il rischio di sottostimare il parametro;
  • I metodi EOF-CIC, d’altro canto, sono in grado di restituire un valore massimo relativo alla presenza di sostanze per- e polifluorurate, diminuendo il rischio di sottostimare il carico di PFAS che desta preoccupazione, con costi relativi mediamente bassi;
  • L’analisi LC-HRMS risulta particolarmente efficacie, essendo in grado di identificare eventuali forme nuove di PFAS. Questo approccio risulta altresì molto dispendioso a livello di tempi e costi e non si basa sull’utilizzo di standard certificati.

La Direttiva stabilisce, inoltre, la frequenza minima di campionamento basata sul volume di acqua distribuito o prodotto in una determinata zona. Tuttavia, possono essere necessarie frequenze maggiori in base alle valutazioni del rischio specifiche del bacino idrografico e del sistema di fornitura.

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Fonti esterne
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