Cosa sono i PFAS?
Con l’acronimo PFAS (Poli- and Per- FluoroAlkylated Substances) vengono comunemente indicate le molecole polifluoroalchiliche e perfluroalchiliche, ovvero tutte quelle sostanze formate da catene di atomi di carbonio, a lunghezza variabile, lineari o ramificate, caratterizzate dalla presenza del legame carbonio-fluoro. È proprio la presenza di questo legame che rende tali molecole particolarmente resistenti ad idrolisi, fotolisi, termolisi e degradazione microbica e, di conseguenza, particolarmente persistenti nell’ambiente.
Sono sostanze di origine antropica che grazie alle loro proprietà idrofile e lipofile hanno trovato un vasto utilizzo, fin dalla seconda metà del 1900, in numerose applicazioni industriali e per la produzione di beni di consumo. Li troviamo, ad esempio, nei rivestimenti antiaderenti di pentole e contenitori alimentari, nell’impermeabilizzazione di tessuti, carta e tappeti, o ancora in farmaci, cosmetici e apparecchiature mediche.
Quali effetti hanno sull’uomo?
Ad alte concentrazioni sono pericolosi per l’uomo, in particolare si ritiene abbiano effetti sul sistema endocrino, aumentino il rischio di disfunzione tiroidea, il colesterolo e il rischio di alcuni tipi di cancro se vi si è esposti per lungo tempo. Oltre a ciò, a causa della loro grande stabilità e resistenza alla degradazione, i PFAS tendono a persistere, diffondersi e a bioaccumularsi nell’ambiente e negli esseri viventi.
Sono a tutti gli effetti degli inquinanti emergenti che negli ultimi anni hanno destato una crescente attenzione e preoccupazione da parte della comunità scientifica internazionale.
Dove si originano?
I PFAS che troviamo nell’ambiente sono stati rilasciati da fonti dirette e indirette, come ad esempio dai procedimenti di fabbricazione industriale, dai prodotti di consumo che li contengono o da un non corretto processo di smaltimento dei rifiuti, andando così a contaminare suoli, acque sotterranee, superficiali e potabili.
PFAS nelle acque destinate al consumo umano
Il D.Lgs. n.18 del 23 febbraio 2023 stabilisce un limite di concentrazione per PFAS totale, ovvero la totalità delle sostanze per- e polifluoro alchiliche, di 0,5 ug/L e per somma di PFAS, ovvero la somma di tutte le sostanze per- e polifluoro alchiliche ritenute preoccupanti per quanto riguarda le acque destinate al consumo umano di 0,1 ug/L.
Parametro | Note | Composti |
PFAS Totale | Per «PFAS — totale» si intende la totalità delle sostanze per- e polifluoroalchiliche. Tale valore di parametro si applica esclusivamente dopo l’elaborazione di orientamenti tecnici per il monitoraggio di tale parametro in conformità dell’articolo 12, comma 9. Le regioni e province autonome possono quindi decidere di utilizzare uno o entrambi i parametri «PFAS — totale» o «Somma di PFAS». L’Autorità sanitaria locale preposta al controllo della qualità delle acque destinate al consumo umano, sentita l’autorità sanitaria regionale e l’ISS, può adottare valori più restrittivi in specifiche circostanze territoriali, tenuto conto in particolare dell’esposizione pregressa alle sostanze per- e polifluoroalchiliche della popolazione interessata. | |
Somma di PFAS | Per «somma di PFAS» si intende la somma di tutte le sostanze per- e polifluoroalchiliche ritenute preoccupanti per quanto riguarda le acque destinate al consumo umano di cui all’allegato III, Parte B, punto 3. Si tratta di un sottoinsieme di sostanze «PFAS — totale» contenenti un Gruppo perfluoroalchilico con tre o più atomi di carbonio (vale a dire –CnF2n–, n >=3) o un Gruppo perfluoroalchiletere con due o più atomi di carbonio (vale a dire –CnF2nOCmF2m–, n e m >=1). L’Autorità sanitaria locale preposta al controllo della qualità delle acque destinate al consumo umano, sentita l’autorità sanitaria regionale e l’ISS può adottare valori più restrittivi in specifiche circostanze territoriali, tenuto conto in particolare dell’esposizione pregressa alle sostanze per- e polifluoroalchiliche della popolazione interessata. | – acido perfluorobutanoico (PFBA)
– acido perfluoropentanoico (PFPeA) – acido perfluoroesanoico (PFHxA) – acido perfluoroeptanoico (PFHpA) – acido perfluoroottanoico (PFOA) – acido perfluorononanoico (PFNA) – acido perfluorodecanoico (PFDA – acido perfluorundecanoico (PFUnDA) – acido perfluorododecanoico (PFDoDA) – acido perfluorotridecanoico (PFTrDA) – acido perfluorobutanosolfonico (PFBS) – acido perfluoropentansolfonico (PFPeS) – acido perfluoroesansolfonico (PFHxS) – acido perfluoroeptansolfonico (PFHpS) – acido perfluoroottansolfonico (PFOS) – acido perfluorononansolfonico (PFNS) – acido perfluorodecansolfonico (PFDS) – acido perfluoroundecansolfonico – acido perfluorododecansolfonico – acido perfluorotridecansolfonico – acido 2,3,3,3-tetrafluoro-2-(eptafluoropropossi) propanoico (HFPO-DA o GenX) – acido dodecafluoro-3H-4,8-diossanonanoico (ADONA) – fluorotelomero solfonato (6:2 FTS) – acido difluoro«[2,2,4,5- tetrafluoro-5- (trifluorometossi)-1,3-diossolan-4-yl]ossi»acetico (C6O4) |
Tabella 1: composti normati dal D.Lgs. n.18
Normazione su altre matrici
Il Regolamento (UE) 2022/2400 del 9 dicembre 2022 sulle norme sugli inquinanti organici persistenti (POP’s) stabilisce limiti stringenti per i rifiuti che contengono PFAS. Tale norma stabilisce un limite di concentrazione massima per PFOS e i suoi derivati di 50 mg/kg. Per PFOA e relativi sali è fissato un valore massimo di 1 mg/kg, mentre di 40 mg/kg per i composti ad esso correlati. La Commissione riesaminerà tali limiti entro 5 anni. Per l’acido perfluoroesano sulfonato (PFHxS) ed i suoi sali viene fissato un limite di 1 mg/kg, mentre di 40 mg/kg la somma dei suoi composti correlati. I valori saranno riesaminati entro 5 anni dall’entrata in vigore del nuovo Regolamento.
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Fonti esterne
- D.Lgs 18/2023, https://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/2023/03/06/23G00025/sg
- Regolamento (UE) 2022/2400, https://eur-lex.europa.eu/legal-content/IT/TXT/PDF/?uri=CELEX:32022R2400&from=EN